mercoledì 29 agosto 2012

.Collaborazioni.

In attesa dei nuovi progetti in preparazione continuo e presento la fortunata collaborazione artistica con il talentuoso scrittore Vincenzo Malara,
ecco a voi il suo nuovo racconto ispirato ad un mio scatto:






(©Francesco Baldi)




"Sentivano sbattere. Sentivano urlare. Sentivano corpi scagliarsi contro altri corpi. Non sapevano chi ci fosse oltre quella porta a vetri ma i riflessi della luce venivano tagliati a fette da movimenti agili e imprendibili. Non c’erano parole ma soltanto lamenti di disperazione e ansimi fuori controllo. Nessun vincitore e nessun sconfitto. Entrambi là dentro sembravano in piena forma e decisi ad annullare l’altro. O almeno era quello che Zoe ed Elia immaginavano nelle loro menti, accucciati dietro un angolo poco lontano da quell’uscio illuminato. Il quartiere era desolato. Tutti erano andati in spiaggia ad ammirare i fuochi d’artificio di Ferragosto. Anche Zoe ed Elia erano là. O almeno per i loro genitori. Ma la bambina e il bambino erano sgattaiolati via tra la folla e le mamme e i papà erano certi fossero li intorno da qualche parte. La pelle scottava per colpa del sole e la giornata di mare li aveva esauriti come al solito, ma ora la paura e il mistero avevano annullato tutto il resto. Improvvisamente la danza violenta dietro al vetro si arrestò . Come se un arbitro invisibile avesse fischiato la fine. Un’ombra più alta dell’altra aveva alzato una mano. Impugnava qualcosa di appuntito. Un coltello. Né Zoe né Elia lo confidarono all’altro. Bisognava rimanere in silenzio. Ma il pensiero era stato lo stesso. Avevano solo sette anni ma sapevano già cosa era in grado di uccidere e cosa no. Un coltello. L’arma si scaraventò contro l’altra ombra. Nessun urlo disperato. Nessun dolore lancinante tradotto in convulsioni incontrollabili. Come se quello fosse il copione. La mano si alzò e si abbassò per un numero imprecisato di volte sul corpo della vittima. Gli sguardi di Zoe ed Elia seguirono quel movimento secco e preciso come ipnotizzati. Nessuno dei due bimbi si mosse. I loro pantaloncini corti si bagnarono di piscio. La figura oltre la porta finì quello che doveva finire. La luce che filtrava dal vetro avvolgeva ogni mossa e la proiettava all’esterno in un’infinità di fasci diversi. Fasci  che si ingoiavano a vicenda. Un solo suono nel silenzio del quartiere senza vita. Il sibilo della lama che trapassava ripetutamente la stoffa dei vestiti. L’ombra si fermò e abbassò il viso sul corpo disteso in terra. Per controllare se respirasse ancora. Era morto. Zoe tirò Elia per la maglietta e fece segno di seguirla. L'amico non si mosse. La bambina corrucciò le labbra nervosamente e strattonò con più foga. Era lei la più forte tra i due bambini ma non poteva saperlo. Forse lo avrebbe compreso una volta adulta. Elia strisciò finalmente un passò. I visi dei due bambini erano rigati di lacrime. I fuochi d’artificio esplosero nella notte sulla spiaggia. E il loro stridore coprì il tam tam della corsa dei due amici attraverso le viuzze del quartiere. I genitori se li ritrovarono vicino senza nemmeno che si fossero accorti veramente della loro fuga. Quando l’ultimo razzo si spense nel cielo anche il vetro della porta non sprigionava più singhiozzi di terrore. E tutto era tornato buio."
(Vincenzo Malara)


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